12 dicembre 2024
Incaricati di questi spostamenti, del tutto simili a quelli che ancora oggi possiamo vedere in qualche zona di montagna, erano i tucai, persone necessariamente consapevoli del valore intrinseco dell’animale, delle sue condizioni, dei sacrifici e dei costi richiesti dal suo allevamento. Sovente erano i proprietari stessi dei capi, coadiuvati da loro dipendenti di fiducia. Unico ed essenziale strumento di lavoro del tucau, che doveva indirizzare l’animale e cadenzarne il passo in modo corretto, era il suo caratteristico bastone. Fatto di legno di castagno incurvato ad arte con l’aiuto di fuoco ed acqua, ha manico e stelo sottili e si ingrossa progressivamente verso la punta, che viene opportunamente arrotondata. Il bastone non era fatto per colpire, ma per guidare: utilizzato come una sorta di redine, appoggiandolo al muso dell’animale se ne regolava il ritmo di marcia. Con una leggera pressione della punta nel sottopancia e nella coscia, i tucai più esperti erano in grado di stabilire qualità e consistenza della massa muscolare di un capo e di stabilirne così il valore. Nel tempo, questo particolare bastone è diventato uno dei simboli della Fiera del bue grasso di Carrù. La Pro Loco Carruccese, su idea di Carlo Rinaldi e grazie all’impegno del suo presidente Gino Nasari, ha voluto far rivivere questo simbolo attraverso una originale iniziativa. Ogni anno ne vengono fatti realizzare, da artigiani locali, 100 esemplari, che vengono poi venduti durante la Fiera, presso il Palatenda, sede degli eventi gastronomici, al prezzo di 40 € ciascuno Sullo stelo viene apposta una targhetta metallica di partecipazione all’evento e il nome dell’acquirente viene registrato in un albo di partecipazione. Negli anni successivi, presentando il bastone, viene apposta sullo stelo la relativa targhetta di partecipazione.